giovedì 24 novembre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE



Siamo profondamente convinti che in un paese moderno il processo riformatore non debba mai fermarsi. Le riforme spesso vengono invocate da tutti, dai giovani agli anziani, perché c'è la convinzione che riformare sia sinonimo di migliorare! Così dovrebbe essere ma purtroppo spesso vediamo che questo percorso incontra ostacoli enormi, a volte talmente grandi da far prendere alle auspicate modifiche delle strade ripide e tortuose che portano a perdere completamente gli obbiettivi prefissati. Obbiettivi che spesso rappresentano il punto centrale di tutti i politici ma che poi, per ragioni di vario genere, vengono abbandonati e sostituiti da altri più convenienti o imposti.
Per quanto riguarda la riforma costituzionale, che più correttamente andrebbe definita legge Renzi-Boschi, sentiamo e vediamo da tempo degli slogan di ogni tipo. Televisioni e giornali hanno fatto dell’argomento un loro costante tema da trattare. Va detto che a livello di mass-media c’è uno sbilanciamento esagerato; il fronte dei SI forte del governo centrale ha catalizzato le principali TV ed anche gran parte della carta stampata peraltro già sbilanciata in maniera considerevole verso il Partito Democratico.
Sentiamo quotidianamente slogan del tipo:
-se non si cambia ora passeranno altri trent’anni;
-ridurremo i costi della politica;
-le regioni sono sprecone e non servono.
Sentendo queste cose in molti potrebbero venire fuorviati ed indotti a sostenere questa legge.
Tanti slogan e poca, vera informazione sui contenuti della legge. Se andiamo nel merito, invece, ci troviamo davanti ad un quadro ben diverso. Su questo foglio non vogliamo spiegare tutto nel dettaglio: d’altronde, chi ha scritto la legge, è stato ben attento ad una abitudine tipica italiana e cioè: scrivere tutto e il contrario di tutto lasciando molto spesso spazio a quella interpretabilità che in una costituzione non dovrebbe esistere. Anche se la tecnica confusionaria è stata intelligentemente utilizzata dai “legiferai”, ci sono alcuni punti in cui nascono delle falle madornali. Per esempio: si dice, con gli slogan, che si abolisce il bicameralismo perfetto riducendo il Senato ad una semplice camera per le regioni ma non è così! In realtà la legge prevede che ci sia un Senato che sarà formato da nominati tra Presidenti delle Regioni ed un non precisato numero di Sindaci non si sa bene di quali città…. ci viene da dire sicuramente non Udine, Pordenone o Gorizia… sarà forse Trieste? sicuramente non sarà un piccolo comune…
Si dice anche, sempre con slogan, che l’iter di approvazione delle leggi sarà più snello, proprio perché verranno approvate da una camera sola, la Camera dei Deputati. Peccato però, che secondo la riforma, le leggi potranno essere esaminate dal Senato su richiesta, dove un gruppo di nominati le giudicherà e le voterà. E allora è più corretto dire che viene abolito il bicameralismo perfetto per crearne uno imperfetto che sarà il paradiso dei nominati. Figuriamoci poi che posti ci saranno all’interno del Senato per il nostro Friuli e per le nostre realtà locali. Secondo l’Italicum, la legge elettorale abbinata alla riforma e sulla quale voteremo il 4 dicembre, al Friuli Venezia Giulia spettano 2 senatori. A titolo esemplificativo, le Province autonome di Trento e Bolzano, ne hanno invece due ciascuno.
Quando negli slogan per il si, si dice che le Regioni sono sprecone, non si dice invece che la legge di riforma prevede la notevole riduzione delle competenze legislative delle regioni. Tanto per fare un esempio pratico, queste non avranno più competenza in materia di Turismo perché verrà gestito direttamente dallo Stato. Ve la immaginate la spartizione delle risorse in materia turistica, ma non solo, con un Parlamento del genere?
Questo Senato così previsto nella riforma basterebbe già per smontare le argomentazioni a favore dell’intero pacchetto di modifiche.
Ma ci sono altre cose interessanti, perché la riduzione di delle funzioni alle Regioni non prevede riduzione dei costi della politica, ma invece si pone come unico scopo l’accentramento del potere, togliendo sempre di più la capacità decisionale alle realtà locali ed alle autonomie in genere. Quanto ai costi della politica non si intravvede alcun reale beneficio ad eccezion fatta per un po’ Senatori in meno.
Ma torniamo all’accentramento del potere: noi in Friuli lo stiamo già provando con le nuove Uti che escludono dalla partecipazione attiva tutte le minoranze dei consigli comunali democraticamente eletti. Si sta arrivando con una rapidità inaudita e pericolosa alla perdita da parte dei cittadini di un diritto sacrosanto e cioè quello di scegliere chi li rappresenta. Siamo infatti entrati in una fase totalmente accentratrice, con l’avvallo dell’Europa che detta i tempi al Governo Italiano.
La continua ricerca di eliminare le autonomie locali e gli amministratori locali, è la strada che Renzi ed i suoi hanno intrapreso e che stanno cercando di percorrere con questa riforma. Dobbiamo tutti ricordarci che man mano che si eliminano le autonomie, si elimina un pezzo di democrazia che sarà molto difficile recuperare.
Il nostro gruppo Artigne in Comùn, il cui valore centrale è la partecipazione del cittadino alla vita amministrativa, non può non sensibilizzarvi di fronte a questo tentativo neocentrista ed al pericolo che con questo passaggio vengano a mancare i principi di democrazia che un paese moderno deve avere.




Per questo il 4 dicembre vi chiediamo di andare a votare e votare NO!
Per le riforme ben fatte ci sarà sempre tempo!      

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