Siamo profondamente convinti che in un paese moderno il
processo riformatore non debba mai fermarsi. Le riforme spesso vengono invocate
da tutti, dai giovani agli anziani, perché c'è la convinzione che riformare sia
sinonimo di migliorare! Così dovrebbe essere ma purtroppo spesso vediamo che
questo percorso incontra ostacoli enormi, a volte talmente grandi da far
prendere alle auspicate modifiche delle strade ripide e tortuose che portano a
perdere completamente gli obbiettivi prefissati. Obbiettivi che spesso
rappresentano il punto centrale di tutti i politici ma che poi, per ragioni di
vario genere, vengono abbandonati e sostituiti da altri più convenienti o
imposti.
Per quanto riguarda la riforma costituzionale, che più
correttamente andrebbe definita legge Renzi-Boschi, sentiamo e vediamo da tempo
degli slogan di ogni tipo. Televisioni e giornali hanno fatto dell’argomento un
loro costante tema da trattare. Va detto che a livello di mass-media c’è uno
sbilanciamento esagerato; il fronte dei SI forte del governo centrale ha
catalizzato le principali TV ed anche gran parte della carta stampata peraltro
già sbilanciata in maniera considerevole verso il Partito Democratico.
Sentiamo quotidianamente slogan del tipo:
-se non si cambia ora passeranno altri trent’anni;
-ridurremo i costi della politica;
-le regioni sono sprecone e non servono.
Sentendo queste cose in molti potrebbero venire fuorviati ed
indotti a sostenere questa legge.
Tanti slogan e poca, vera informazione sui contenuti della
legge. Se andiamo nel merito, invece, ci troviamo davanti ad un quadro ben
diverso. Su questo foglio non vogliamo spiegare tutto nel dettaglio:
d’altronde, chi ha scritto la legge, è stato ben attento ad una abitudine
tipica italiana e cioè: scrivere tutto e il contrario di tutto lasciando molto
spesso spazio a quella interpretabilità che in una costituzione non dovrebbe
esistere. Anche se la tecnica confusionaria è stata intelligentemente
utilizzata dai “legiferai”, ci sono alcuni punti in cui nascono delle falle
madornali. Per esempio: si dice, con gli slogan, che si abolisce il
bicameralismo perfetto riducendo il Senato ad una semplice camera per le
regioni ma non è così! In realtà la legge prevede che ci sia un Senato che sarà
formato da nominati tra Presidenti delle Regioni ed un non precisato numero di
Sindaci non si sa bene di quali città…. ci viene da dire sicuramente non Udine,
Pordenone o Gorizia… sarà forse Trieste? sicuramente non sarà un piccolo
comune…
Si dice anche, sempre con slogan, che l’iter di approvazione
delle leggi sarà più snello, proprio perché verranno approvate da una camera
sola, la Camera dei Deputati. Peccato però, che secondo la riforma, le leggi potranno
essere esaminate dal Senato su richiesta, dove un gruppo di nominati le
giudicherà e le voterà. E allora è più corretto dire che viene abolito il
bicameralismo perfetto per crearne uno imperfetto che sarà il paradiso dei
nominati. Figuriamoci poi che posti ci saranno all’interno del Senato per il
nostro Friuli e per le nostre realtà locali. Secondo l’Italicum, la legge
elettorale abbinata alla riforma e sulla quale voteremo il 4 dicembre, al
Friuli Venezia Giulia spettano 2 senatori. A titolo esemplificativo, le
Province autonome di Trento e Bolzano, ne hanno invece due ciascuno.
Quando negli slogan per il si, si dice che le Regioni sono
sprecone, non si dice invece che la legge di riforma prevede la notevole
riduzione delle competenze legislative delle regioni. Tanto per fare un esempio
pratico, queste non avranno più competenza in materia di Turismo perché verrà
gestito direttamente dallo Stato. Ve la immaginate la spartizione delle risorse
in materia turistica, ma non solo, con un Parlamento del genere?
Questo Senato così previsto nella riforma basterebbe già per
smontare le argomentazioni a favore dell’intero pacchetto di modifiche.
Ma ci sono altre cose interessanti, perché la riduzione di
delle funzioni alle Regioni non prevede riduzione dei costi della politica, ma
invece si pone come unico scopo l’accentramento del potere, togliendo sempre di
più la capacità decisionale alle realtà locali ed alle autonomie in genere.
Quanto ai costi della politica non si intravvede alcun reale beneficio ad
eccezion fatta per un po’ Senatori in meno.
Ma torniamo all’accentramento del potere: noi in Friuli lo stiamo
già provando con le nuove Uti che escludono dalla partecipazione attiva tutte
le minoranze dei consigli comunali democraticamente eletti. Si sta arrivando
con una rapidità inaudita e pericolosa alla perdita da parte dei cittadini di
un diritto sacrosanto e cioè quello di scegliere chi li rappresenta. Siamo
infatti entrati in una fase totalmente accentratrice, con l’avvallo dell’Europa
che detta i tempi al Governo Italiano.
La continua ricerca di eliminare le autonomie locali e gli
amministratori locali, è la strada che Renzi ed i suoi hanno intrapreso e che
stanno cercando di percorrere con questa riforma. Dobbiamo tutti ricordarci che
man mano che si eliminano le autonomie, si elimina un pezzo di democrazia che
sarà molto difficile recuperare.
Il nostro gruppo Artigne in Comùn, il cui valore centrale è
la partecipazione del cittadino alla vita amministrativa, non può non
sensibilizzarvi di fronte a questo tentativo neocentrista ed al pericolo che
con questo passaggio vengano a mancare i principi di democrazia che un paese
moderno deve avere.
Per questo il 4
dicembre vi chiediamo di andare a votare e votare NO!
Per le riforme ben
fatte ci sarà sempre tempo!